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Gaetano Petrelli: la preparazione precampionato del portiere

 

di Gaetano Petrelli (Docente ai corsi di primo e secondo livello. Componente della commissione tecnica dei portieri a Coverciano).

Ogni anno a luglio inizia il tormentone degli allenatori dei portieri che a volte arrivano anche a perdere il sonno al pensiero di dover, a breve, affrontare la preparazione precampionato. In effetti tale pensiero esiste, poichè si tratta di un periodo molto particolare dell’intera stagione. Bisogna programmare, attraverso studio ed applicazione, l’inizio della stagione sportiva.

Anche se gli atleti arrivano da un lungo periodo di inattività, a volte non si conoscono neanche, si ha la possibilità di averli più tempo a disposizione e tale tempo deve essere utilizzato per migliorare gli aspetti tecnici, tattici, fisici e psicologici da consentire il miglior stato di forma all’inizio del periodo agonistico.
Personalmente seguo questo criterio durante la preparazione: l’aspetto quantitativo prevale su quello qualitativo almeno nelle prime 3 settimane di lavoro (considerando un periodo di preparazione pari a 6 settimane). Durante queste 3 settimane di carico (fisico-atletico) abbino il lavoro specifico soffermandomi prevalentemente sulla tecnica di base. I portieri da subito devono riprendere confidenza con la palla e con la porta; quindi la tecnica di difesa sia in fase di preparazione (posture di base, spostamenti e posizionamenti) che in fase di esecuzione (presa, respinta, deviazione, tuffi, uscite alte, ecc..).
Nelle successive 3 settimane, diminuendo il carico dal punto di vista fisico, incremento il lavoro specifico puntando sulla sua intensità e sviluppando esercitazioni più situazionali.
In tale fase intensifico anche il lavoro di tecnica offensiva, che abbinato a quello di squadra, consente di assimilare quanto prima le volontà del Mister nella costruzione del gioco dal basso sia con passaggi corti che con rilanci lunghi.

La seduta di allenamento la organizzo sempre in accordo con tutto lo staff: stabilite le priorità della squadra (tempi di lavoro con e senza portieri) di conseguenza organizzo la mia. Non amo molto interrompere il lavoro specifico per poi riprenderlo in un secondo momento della seduta o alla fine di essa, pertanto se il mister ha bisogno dei portieri dopo una prima mezz’ora preferisco iniziare prima (quando è consentito) perchè tengo molto all’intensità e alla concentrazione.
Interrompere e poi riprendere comporta spezzare i ritmi e l’attenzione. Inoltre, visto che ormai quasi spesso il portiere è chiamato a svolgere il proprio lavoro con la squadra durante le esercitazioni tattiche, per me è fondamentale seguire tale lavoro da vicino per due motivi essenziali: verificare l’inserimento da parte del portiere negli schemi di squadra intervenendo sui concetti di posture, sostegni, spostamenti e posizionamenti; ed approfittare della possibilità di sfruttare tali situazioni di gioco reali con presenza di compagni ed avversari, difficilmente ripetibili e realizzabili con il solo gruppo di portieri. E non deve partecipare solo il portiere che scende in campo più spesso la domenica, ma anche e soprattutto gli altri (2 o 3 che siano), i quali, a differenza del primo, hanno a disposizione solo gli allenamenti per trovare l’intesa con i compagni di reparto.
Di qui la necessità di svolgere tutti insieme, cominciando prima, il lavoro specifico, e sempre tutti insieme il lavoro tattico con la squadra. Una volta che tali schemi saranno ben assimilati da tutto il gruppo dei portieri, allora a turno potranno svolgere con me un lavoro tecnico analitico (di solito è sempre il più giovane che ha bisogno!).
Non c’è un numero fisso di portieri a disposizione, talvolta sono 4 (per esigenze societarie), il più delle volte sono 3. Se in ritiro pre campionato i portieri a disposizione sono 3 mi organizzo al meglio per favorire le esigenze del Mister, durante l’anno invece, di fronte alla necessità del 4° portiere, di comune accordo con il responsabile attingo dal settore giovanile.
Cerco sempre di variare i mezzi di allenamento, pur volendo e dovendo raggiungere gli stessi obiettivi. Ci sono dei principi che vanno rispettati nella metodologia di lavoro, un corpo che si adatta a determinati stimoli non riuscirà nel tempo ad ottenere reazioni ad alta intensità.
Attraverso internet e gli innumerevoli attrezzi proposti sul mercato, oggi è possibile variare il lavoro dell’allenatore dei portieri (macchina lancia palloni, telai con rete, plinti con superfici asimmetriche, scudi, deviatori di traiettorrie, sagome, ecc…). Volendo organizzare un lavoro “non standard” oggi si può!!
Quello che è importante sono i metodi di lavoro. Basta improvvisazione, basta pensare di sapere perchè lo si è fatto da calciatore, basta arrivare al campo ed iniziare con il primo esercizio che ci viene in mente e che non ha nulla di conseguenziale col precedente o che ha un obiettivo differente dal successivo.
L’allenamento va programmato, studiato ed organizzato anche con il resto dello staff per conoscere tempi e spazi di lavoro a disposizione.
La mia metodologia prevede due finalità e cioè:
– migliorare la capacità di prestazione del portiere
– stabilizzarla per tutta la durata dell’attività agonistica
Per raggiungere tali obiettivi, dal punto di vista tecnico creo un modello prestativo dei miei portieri ed in base ai dati riscontrati, organizzo il lavoro.
Ad esempio, come non fare riferimento ad un dato “sensazionale” che ormai da anni contraddistingue le performances dei numeri 1. Ormai circa il 70% delle giocate del portiere durante la gara avviene grazie all’utilizzo dei piedi. E’ evidente che durante la preparazione almeno due volte a settimana inserisco una seduta di tecnica podalica, più alcuni minuti nel riscaldamento di tutti i giorni.
Il mio metodo prevede il raggiungimento di 1 barra 2 obiettivi a seduta (non mi piacciono i minestroni!) e l’allenamento è costruito con una prima parte destinata al riscaldamento e all’addestramento tecnico (specie nei primi giorni) e da una seconda parte dove sviluppo solo esercitazioni situazionali che vanno dal semplice al complesso. Considerati i tempi e le sedute a disposizione (circa 2 al giorno) in questa fase riesco abbondantemente a toccare tutti gli aspetti tecnici, tattici e fisici.

Da un punta di vista fisico, per raggiungere i miei obiettivi cerco di rispettare delle regole. La prima è quella della frequenza dell’allenamento. Il lavoro fisico per me va sviluppato ogni settimana con una seduta specifica, considerando che in tutte le altre esercitazioni che facciamo dal punto di vista tecnico c’è sempre una componente anche fisica.
Un’altra regola è quella della continuità, poiché l’organismo si adatta al movimento così come, con lo stesso principio, si adatta al non movimento. Se lavorando, il fisico risponde a certi sforzi, in egual o addirittura maggior misura non risponderà se non lavora con continuità.
Importante risulta il carico di lavoro e la sua modulazione. L’errore più frequente è quello di inventare un modello e di ripeterlo settimana per settimana anche nella somministrazione del carico. Questo processo determina la standardizzazione del carico di lavoro e l’adattabilità degli organi alle reazioni. L’allenamento non produce più i suoi effetti. Per ovviare a queste problematiche bisogna modificare due parametri principali che caratterizzano l’allenamento, che sono la quantità e l’intensità, oltre che variare spesso i mezzi di allenamento.
Nonostante gli anni e le esperienze di lavoro accumulati, mi avvalgo sempre dei preparatori fisici. Avendo lavorato in diversi staff ed essendomi confrontato spesso con loro, oggi ho raggiunto delle mie convinzioni per quanto concerne il lavoro da fare ma preferisco sempre, all’inizio della stagione, portare a conoscenza del responsabile della preparazione, tali convinzioni. Li dove c’è unità di pensiero, vado avanti, quando il confronto mi porta a modificare e migliorare il lavoro, ascolto, accetto i consigli e metto in pratica. Sia durante la preparazione estiva che nel periodo agonistico la parte fisica dei portieri la seguo io in prima persona.
Nelle prime 3 settimane, di solito alterno 1 seduta di forza per gli arti superiori (in palestra), 1 seduta per quelli inferiori (in palestra) ed una seduta a carico naturale con lavori tecnici sul campo. Questi lavori avvengono subito dopo una fase di prevenzione e riscaldamento. Man mano che costruisco un determinato tipo di capacità fisica la metto al servizio delle capacità tecniche (con particolare attenzione all’intensità di lavoro, per me fondamentale), stravolgendo, con l’avvicinarsi del periodo agonistico, la percentuale di lavoro tecnico che dal 30% iniziale passerà al 70-80%, rispetto a quello fisico che subirà il processo inverso.
Se un portiere si presenta con qualche chilo di troppo, alla fine della seduta programmo un lavoro di corsa lenta, sempre nei giorni e con i tempi concordati col prof. Durante l’anno invece una volta ogni 3 settimane prevedo 2 serie da 8′ di corsa con variazione di ritmo. Questo perchè, secondo me, un portiere pur lavorando di solito in forza e velocità ha sempre bisogno di una base aerobica, essendo un atleta prima di essere un numero 1! Oltre a considerare che durante la gara, è il giocatore, tra gli undici, che percorre più tempo in andatura aerobica (circa l’85% del tempo totale).

La scuola italiana degli allenatori dei portieri si è sempre distinta per la capacità di allenare la tecnica e da sempre e per sempre è e sarà considerata la migliore al mondo. Negli ultimi anni però, causa internet, causa l’invenzione di tanti attrezzi di allenamento e causa la trasformazione che ha subito l’interpretazione del ruolo, stiamo trascurando l’insegnamento della tecnica. La quale rappresenta la base su cui ottimizzare tutti gli altri aspetti nei quali il portiere è coinvolto e che gli permetteranno di raggiungere i risultati desiderati. Se in una situazione di 1vs1 il nostro portiere assumerà una giusta postura di base, ad una giusta distanza dall’avversario, avrà più possibilità di intercettare il pallone? Penso proprio di si….Altro esempio, in Italia (ma direi nel mondo) quanti portieri hanno la capacità di bloccare la palla? Sempre meno, in Italia uno su tutti, Sepe, poi qualcun altro, poi il vuoto. Ma bloccare la palla significa anche far passare la propria squadra da una fase di non possesso ad una di possesso, quindi si crea un vantaggio! E così per le deviazioni ad 1 o 2 mani, per gli spostamenti, ecc…
Ci sarebbero tante cose che vorrei suggerire ai giovani che si apprestano a svolgere questo fantastico ruolo, ma ne citerò alcune, che ritengo più importanti:
• oggi non è più possibile allenare senza conoscere, sapere, studiare
• la federazione ha fatto un passo importante per rendere sempre più professionale la scuola portieri in Italia, attraverso l’istituzione di corsi specifici di primo e secondo livello: iscrivetevi a tali corsi
• prima di iniziare la stagione informatevi sulla storia dei vostri portieri e create un modello di prestazione, avrete diversi spunti. Il lavoro va svolto in maniera specifica e personalizzata; all’interno del gruppo di portieri pregi e difetti dell’uno non sono uguali all’altro
• durante la fase di preparazione curate particolarmente il dosaggio dei carichi di lavoro, il prof di turno è anche a nostra disposizione! Sfruttatelo…
• variate i mezzi di allenamento creando stimoli sempre nuovi senza perdere di vista l’obiettivo principale della seduta; il portiere deve allenarsi a parare e non volare solo per fare delle belle riprese filmate o far divertire chi è venuto a vedervi. E’ lui che deve arrivare sulla palla e non il contrario!!!
• il portiere dopo 4 ripetizioni è stanco, non continuate a calciare 8 volte consecutive in porta, NON SERVE A NULLA se non a disperdere quanto di buono fatto in precedenza e con l’avvicinarsi della gara le 4 ripetizioni devono diventare 3 o 2
• curate l’intensità del lavoro, la domenica non c’è tempo, bisogna valutare, pensare e decidere in una frazione di secondo e reagire a mille all’ora, se i tempi non sono giusti il portiere si adatta a quelli sbagliati
• curate la tecnica di base e quella applicata cercando di proporre esercitazioni che si riproducono in gara
• il lavoro tattico con la squadra sta diventando sempre più frequente, non vi arrabbiate se l’allenatore spesso chiama i vostri portieri durante la seduta, anzi approfittate per stargli vicino e suggerire utili indicazioni. Per lavorare di più dal punto di vista specifico, organizzatevi anticipando l’allenamento
• ho avuto la possibilità di visionare diverse scuole in Europa e nel mondo, la tecnica come la curiamo noi in Italia NON LA CURA NESSUNO! Oggi Neuer è forse il portiere più forte in circolazione ma sfido chiunque a dire che sia anche il più tecnico. Di sicuro è un portiere essenziale. Ma unico. Notate invece le trasformazioni che subiscono i portieri stranieri dopo l’arrivo in Italia, o i miglioramenti negli anni dei nostri portieri italiani.

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