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Brazuca, i retroscena del pallone di Brasile 2014

Segnaliamo un articolo molto interessante redatto dal sito web www.altroconsumo.it, sul nuovo pallone di calcio per i mondiali in Brasile: Brazuca. Ricordiamo che Altroconsumo è un’associazione italiana di consumatori senza fini di lucro, la prima e la più diffusa, con oltre 300.000 soci. È nata nel 1973 sotto il nome di Comitato Difesa Consumatori. Si pone come obiettivo l’informazione e la tutela dei consumatori, attraverso le sue numerose pubblicazioni, i servizi di consulenza e l’azione di lobby politica. La sede nazionale è a Milano e il presidente è Paolo Martinello, Presidente del consiglio di amministrazione di Altroconsumo edizioni s.r.l., Presidente del consiglio di amministrazione di Altroconsumo edizioni finanziarie s.r.l., nonché membro del consiglio di amministrazione di Altroconsumo immobili s.r.l. e di Euroconsumers S.A. (già Conseur S.A.). Vi sono anche delle sedi regionali per Lazio, Liguria, Lombardia e Trentino-Alto Adige. La rivista omonima informa e consiglia il consumatore su sicurezza, salute e qualità degli acquisti; vengono fatti test su prodotti in commercio. La rivista, che esce 11 mesi all’anno (mensile con l’eccezione di agosto), è nata lo stesso anno in cui è stata fondata l’associazione. [Fonte]

BRAZUCA: IL TEST E LA VISITA IN FABBRICA

Si chiama Brazuca ed è il pallone ufficiale dei mondiali di calcio di Brasile 2014. Oltre a rotolare sui campi di prestigiosi stadi sportivi arriverà anche tra le mani di milioni di persone nella sua versione commerciale. Ma com’è questo pallone? Sarà oggetto di polemiche come il suo predecessore, criticato per le sue traiettorie imprevedibili? O sarà gradito a calciatori e sportivi? E al di là dello spettacolo, cosa si cela dietro la produzione del pallone più famoso del mondo?
Abbiamo fatto un test per capire se Brazuca è all’altezza delle aspettative. A valutarlo i nostri esperti di laboratorio, ma anche calciatori brasiliani professionisti. I palloni sono stati sottoposti a una prova sofisticata realizzata all’interno di una galleria del vento in cui si generano diverse correnti d’aria per simulare le condizioni ideali di gioco. Brazuca non deluderà gli appassionati, soprattutto grazie alla buona aerodinamica che rende ben controllabile la traiettoria una volta calciato il pallone.

Un pallone davvero “etico”?

Ma i Mondiali in Brasile sono anche l’occasione per parlare dei retroscena che si celano dietro la produzione dei palloni. Siamo andati a Shenzen, nel Sud della Cina, una delle due fabbriche dove Adidas produce il pallone mondiale e abbiamo visto con i nostri occhi che la lavorazione, per quanto sofisticata ed evoluta, comporta anche rischi per i lavoratori. Oggi la Cina è il principale paese produttore di palloni da calcio, con il 68% della produzione, un primato fino a pochi anni fa detenuto dal Pakistan. Nell’ultimo decennio la cucitura a macchina dei palloni ha avuto la meglio sulla produzione a mano, determinando questo spostamento della produzione. Di conseguenza anche i temi etici sono cambiati, spostando l’attenzione dal lavoro minorile diffuso nella cucitura a mano dei palloni, verso l’eccesso di ore lavoro nelle fabbriche cinesi.
Oggi in Cina permangono i problemi legati alla mancanza di libertà sindacale, e i lavoratori cominciano ad acquisire consapevolezza dei propri diritti, in un panorama dominato da grandi brand internazionali che si riforniscono nelle fabbriche locali cercando di mantenere i vantaggi derivanti dal basso costo del lavoro.
Il sopralluogo in fabbrica

Abbiamo così voluto toccare con mano questa realtà, per vedere se davvero il costo dei mondiali di calcio non venga pagato dai lavoratori di questi Paesi e dall’ambiente. A verificare la situazione è stata la nostra esperta di etica aziendale che eccezionalmente ha ottenuto il permesso di visitare lo stabilimento cinese. Il 60% della produzione di questa fabbrica è destinato ai consumatori europei. Il pallone Brazuca è termosaldato, non ci sono più cuciture e questo tiene lontano il rischio dello sfruttamento del lavoro minorile diffuso negli anni ’90; oggi la produzione è garantita da macchinari che assemblano con il calore e la pressione i vari componenti.
Ma rimangono altri problemi, legati all’utilizzo di sostanze chimiche. Nel reparto di stampaggio l’aria è irrespirabile, tanto da non consentire agli operai di restare alla loro postazione per più di 15 minuti consecutivi. I lavoratori hanno a disposizione attrezzature, come guanti e mascherina, ma abbiamo verificato che offrono una protezione minima, seppur a norma. Per quanto riguarda la sicurezza del pallone, però, escludiamo la presenza di sostanze nocive per i consumatori.
Ci saremmo aspettati di peggio, ma se Adidas è promossa è anche perché ci ha dato la possibilità di accedere alla fabbrica solo con una visita concordata con due mesi di anticipo. Il dubbio però resta, in un Paese che non si è ancora liberato dell’ombra delle violazioni dei diritti dei lavoratori e in cui oggi non esiste la libertà sindacale.
In conclusione possiamo dire che la qualità di Brazuca, nella sua versione ufficiale è ottima. Non altrettanto la sua variante economica destinata al largo pubblico. E il prezzo fa davvero la differenza: il pallone ufficiale costa 130 euro, contro i 25 del suo alter ego più modesto.

[Fonte]

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