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I test fisici dell’ Italia e le attrezzature di allenamento


Demetrio Albertini, presidente del Club Italia e capo delegazione degli azzurri in Brasile, e i preparatori Renzo Casellato e Giambattista Venturati hanno illustrato tutti gli accorgimenti presi per preparare al meglio la spedizione. “Tutto nasce dalla finale persa all’Europeo contro la Spagna – spiega Albertini – (come abbiamo raccontato in questo post n.d.r). Ci arrivammo con giocatori esausti, stremati. Non vogliamo che accada più. Ottimizzare il recupero tra un incontro e l’altro, questa è la chiave”. Ecco alcuni capisaldi:

  • Telecamere fisse sui due campi di allenamento. Rivedersi aiuta a capire dove si è sbagliato e come si può migliorare.
  • Gps addosso ai giocatori per monitorarne spostamenti e velocità di corsa.
  • Accordo col Politecnico di Milano per sensori che misurano la forza di ogni singolo giocatore.
  • Una app (applicazione) in cui far confluire dati, video, profili degli avversari. Questo è il “pezzo forte” del programma perché consentirà allo staff di creare una specie di passaporto tecnologico per ogni singolo giocatore, un card con microchip aggiornata di continuo.
  • Test Tmg per verificare la cosiddetta “fatica locale”: in pratica il giocatore fa degli scatti ripetuti sul breve e sensori applicati alle cosce monitorano lo stato dei suoi muscoli. Utile per prevenire infortuni. I test, però, sono ovviamente tanti di più. Oggi per esempio è stato effettuato il test di Monioni, che stabilisce la soglia anaerobica.
  • Analisi della variazione del battito cardiaco, grazie all’istituto Biotecna. Può servire anche per valutare l’aspetto psicologico, la carica motivazionale del giocatore.

Accanto a questi accorgimenti, che ricordiamo ai nostri lettori, sono ormai una consuetudine nei campionati esteri (in particolar modo nella premier league) ce ne sono altri che riguardano il campo di gioco e strutture particolari:

http://youtu.be/0hv0ztStq7A

  • Rifatti tutti i manti erbosi dei campi di Coverciano. Erba tagliata a sei centimetri, come sarà in Brasile. Un agronomo è stato mandato a Mangaratiba per far sì che il terreno del ritiro rispetti gli stessi standard. Piccolo particolare: al Mondiale sarà l’addetto al campo della Fifa a decidere se bagnare il campo, e l’innaffiatura ci sarà soltanto se il terreno risulterà molto duro.
  • Casetta Manaus: palestrina dotata di tapis roulant e cyclette in cui vengono ricreate le condizioni climatiche di Manus e delle città del Nordest del Brasile dove giocherà l’Italia. Un modo per adattare il fisico a caldo e umidità asfissianti. Alla fine di ogni “prova” nella casetta Manaus prelievo ematico a un orecchio per valutazione dell’acido lattico.
  • Stanza di discussione negli spogliatoi. Un ambiente in cui ci si sofferma per parlare del lavoro che si è svolto e che si svolgerà, perché confrontarsi è importante.
  • Ristorante diviso in “isole”, per facilitare il lavoro della nutrizionista. Pasti più digeribili in vista delle partite.
  • Crioterapia, terapia del freddo, per recuperare dalla fatica e curare acciacchi muscolari. “Prevedere l’imprevisto, è questo lo scopo – dice Albertini -. Perché di imprevisti in Brasile ce ne saranno tanti. Sarà un Mondiale impegnativo per logistica e clima. La cosa più importante sarà la lettura dei dati. Non ci basta più arrivare in finale…”. Venturati a chiudere: “Prandelli ha bisogno di elementi concreti, scientifici, per rafforzare le sue convinzioni tecniche”. Meno soggettività più oggettività, questo è lo slogan.
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