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Il calcio mi ha fatto dare i numeri

di Luigi Bolognini (il Venerdì di Repubblica 04-01-2019)

Lavorava alla Coca Cola, poi Marco D’avanzo ha mollato tutto per amore delle statistiche, mettendo in ordine gol, dati e tabelloni di 90 mila partite. Una pazzia? No, un lavoro. Da n.1.

La casa-ufficio di Marco D’avanzo, nel Varesotto, tracima di oltre ottomila libri: almanacchi del calcio svedese, una storia del Novara, rivista delle isole Faer Oer, volumi sulla Spal, senza contare quelli scritti e pubblicati da lui stesso. Un regno del disordine pallonaro tanto quanto lui è il tutore dell’ordine statistico. Da 11 anni questo 54 enne milanese vive solo dei numeri del calcio, dopo aver abbandonato sicuri impieghi manageriali presso la coca-cola e un’azienda di cioccolato: “con loro ero un po’ in crisi, e giusto allora l’Uefa mi propose di gestire e integrare il suo database storico. Ci conoscevamo da tempo perché appena potevo andavo da loro a Zurigo a fotocopiare libri e consultare archivi, forse li ho presi per sfinimento”. D’Avanzo è infatti uno di quegli uomini così fortunati da poter dire di aver fatto della propria passione un lavoro: statistiche individuali di squadra, marcatori, scontri diretti, basta chiedere e lui sforna dal suo computer, dove ha travasato il contenuto degli 8000 libri, I dati di 90.000 partite e di 35.000 tabellini completi che – semplicemente – riassumono i numeri la storia del calcio. A cominciare da Scozia-Inghilterra, giocata a Partick, sobborgo di Glasgow, il 30 novembre 1872, che è considerata la prima partita di sempre tra due nazionali. “Il modulo di entrambe era l’1-1-8, cioè in campo c’erano ben 16 attaccanti. Sa quanto fini? 0-0, perché le punte si ostacolarono tra loro. Una lezione che vale ancora adesso, per quegli allenatori che per recuperare il risultato intasano solo gli spazi in aria di rigore”. E questa osservazione fa capire un po’ meglio il tipo: le statistiche sono importanti, fondamentali, ma in quanto servono a capire meglio il calcio, passato e presente, non se restano numeri fini a se stessi. “Per esempio, guardiamo le coppe europee. Dal 1988 al 1998 raggiungere i quarti di finale sono state 100 squadre diverse, Di 25 nazioni. Dal 1998 al 2008 siamo scesi a 74 di 20 nazioni diverse, dal 2008 al 2018 il numero è ulteriormente diminuito, con soli 66 club di 15 nazioni. Traduzione: calano continuamente le sorprese, il calcio sta diventando sempre di più un affare per pochi. E noi contiamo sempre meno: delle 100 squadre ai quarti tra 1988 e 1998 15 erano italiani, delle 74 dal 1998 al 2008 siamo scesi a 8, e 8 anche delle 66 tra 2008 e 2018. Le cifre parlano chiaro”. Ovvio, a volte possono anche ingannare. Ad esempio, guardiamo le partite ufficiali che sono terminate con il maggior numero di reti di scarto. “Il record assoluto è Australia-Samoa Americane, disputata l’11 aprile 2001, valida per le qualificazioni mondiali. Finì 31-0. E Nello stesso torneo c’è la seconda: Australia-Tonga 22-0. Non solo: il terzo e quarto posto in questa speciale classifica sono dell’Iran, che nel 2000 battè 17-0 Guam e nel 1997 rifilò 16 gol, sempre a 0, alle Maldive. Ecco, nemmeno sotto l’effetto di chissà quale acido si potrebbe pensare davvero che Australia e Iran siano due potenze assolute del calcio mondiale. Eppure i numeri direbbero questo. Per questo bisogna interpretarli”.

Ma interpretarli spetta agli altri, D’Avanzo si limita a mettere assieme. Per l’Uefa ha gestito il database fino alla scorsa primavera (“l’incarico me lo diede un certo Gianni Infantino, sarebbe bello ritrovarci alla FIFA, chissà”). E a questa attività si somma a quella improprio con la Soccerdata, società con la quale fornisce dati e statistiche a chiunque gliele chieda e che stampa periodicamente libri sulle storie dei club nelle coppe: “finora ne ho pubblicati sull’avventura in coppa dei campioni/ Champions league di Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco, Ajax e Celtic e sulle vicende europee di Milan, Juventus, Manchester United, Chelsea, Liverpool, Borussia Dortmund e Monchengladbach, ST. Etienne e Zurigo. Quest’ultima è una piccola d’accordo, ma ha disputato tanti tornei che non ci sono più, come la coppa Piano Karl Rappan“. In più, a richiesta, D’Avanzo, fornisce le informazioni più disperate: tabellini della Bulgaria, statistiche sull’attacco della Danimarca, presenze e reti di qualunque squadra. Ma anche quaderni personalizzati di quelli ad anelli, coi fogli forati, di cui ogni anno spedisce al cliente gli aggiornamenti da aggiungere in fondo. “Di recente un tifoso del Palermo ha voluto sapere tutto sulle imprese europee della sua squadra, che sono solo le partecipazioni ancora recenti in Uefa e Europa League, ma anche in Coppa Latina e Coppa delle Alpi negli anni 60. Di storie così il calcio è pieno: a volte servono a sognare sul passato se il presente non offre granché, a volte ad inquadrare meglio quello che un club ha rappresentato”. Preciso com’è, D’Avanzo sa anche datare esattamente l’inizio di questa passione: “era il 1973, avevo nove anni e mi becca l’influenza. Per tenermi buono mio padre mi compro l’almanacco Panini che in un’epoca in cui le informazioni circolavano col contagocce conteneva tutti dati esistenti sul calcio italiano e non solo, Dalle carriere dei giocatori alle partite di nazionali e club. Mi si apri un mondo. Scoprii quanto mi piaceva sapere quanti gol avevano segnato Gigi Riva e Paolo Pulici o che Antognoni prima della Fiorentina era stato all’Astimacobi. Non studiavo memoria ne facevo il fenomeno. Mi piaceva e basta. Al limite ogni tanto insaporivo i discorsi con gli amici, tanto per bullarmi al bar”. Per un bel po’ questa passione bizzarra non è stata altro che questo: “nel 1991 con un amico realizzare un album di storia della coppa Italia gara per gara. Artigianalissimo e spartano. Ma con un annuncio sul Guerin sportivo vendette un sacco di copie. Dal 1992 al 2004 ho curato le pagine sul calcio internazionale proprio dell’almanacco Panini. E ancora, collaborazioni giornalistiche volumi statistici, ma sempre in parallelo al lavoro”. Fino a quell’ottobre 2007 quando inizia la sua seconda vita. Anche se mica sempre è facile. Primo, negli ultimi anni le partite sono aumentate a livello esponenziale, e stare dietro a tutte richiede grandi sforzi e investimenti. Secondo, e soprattutto, il problema delle fonti discordanti. “Il dubbio dei dubbi è la rete dell’Olanda nella finale del Mundial 1978, quella che portò il match ai supplementari che poi l’Argentina vinse 3-1.

Io ho potuto consultare 10 tabellini: per cinque di essi il gol è di Nanninga, per gli altri cinque di Poortvliet. Se guardi su YouTube c’è secondo che esulta dopo il gol, ma c’è chi dice che l’incornata sia stata del primo. E come può esserci un errore in quel tabellino, può esserci ovunque, e le ricerche fanno perdere tempo, ma sono fondamentali. Per non dire delle ammonizioni, quelle spesso ai giornalisti scappano perché si distraggono mentre l’arbitro alza il cartellino, è una tragedia. Ma anche queste servono per stilare classifiche. Le gare con più cartellini della storia sono due, entrambe a 16 entrambe tra ammonizioni ed espulsioni, ed entrambe furono durante mondiali. L’11 giugno 2002 Germania-Camerun 2-0, nel girone iniziale, vide lo spagnolo Lopez Nieto ammonire sette giocatori ed espellerne uno per ogni squadra. Mentre il 25 giugno 2006, durante Portogallo-Olanda 1-0 negli ottavi di finale, il bulgaro Ivanov alzo sette volte il giallo e due il rosso per i portoghesi e cinque volte il giallo e due il rosso per gli orange”.

E se tutto questo può sembrare il discorso di un maniaco della precisazione che ha bisogno di sicurezze vedendo ogni cosa proprio posto, basta chiedergli qual è la sua statistica preferita e restare in tema di cartellini per capire lo spirito romantico che in fondo lo muove. “3 Novembre 1976, il mio Torino gioca contro il Borussia Monchengladbach l’ultima partita di coppa dei campioni della sua storia. All’andata alla perso 2-1 in casa, al ritorno in Germania si vede espellere tre giocatori, Caporale, Zaccarelli e per ultimo il portiere Castellini. I cambi sono esauriti e così per 20 minuti gioca in porta Ciccio Graziani, che fa alcune grandi parate e non prende gol. Finisce 0-0 e siamo eliminati, ma è l’unica partita europea in cui siano stati espulsi tre giocatori della stessa squadra. E in cui un portiere improvvisato fece così bene”. E sorride. Alla fine l’uomo degli aridi numeri è un cuore Toro.

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