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Pollersbeck, oltre il ruolo del portiere

Fino al Campionato Mondiale di calcio del 1990,  il portiere era solito agguantare il pallone con le mani dopo un passaggio del compagno con la finalità di annullare la pressione dell’avversario. Tutto cambia quando, nel 1992, la FIFA definisce una nuova regola, impedisce al portiere di prendere con le mani il pallone ricevuto da un retropassaggio se effettuato di piede. Per molti fu un duro colpo, tanto è vero che il difensore batteva rimesse dal fondo al posto del portiere, ragion per cui, nel 1994, il Mondiale Americano, stabilisce il confine tra l’interpretazione classica e contemporanea sull’ultimo difensore*. In tempi brevi, giocare con i piedi diviene una condizione necessaria. A tal proposito vengono introdotti via via nuovi mezzi di allenamento, non tarderanno di conseguenza cambiamenti anche nei campi tecnico, tattico e psicologico, frutto di filosofie di gioco già attivate in altre squadre. E’ l’alba del portiere moderno, primo attaccante e capace con i piedi anche sotto pressione durante manovre organizzate. Un nuovo modo di giocare, senza dubbio più completo ma altrettanto più complesso.

Jan Jongbloed, il portiere con il numero 8

Come spesso accade nel calcio, ci sono squadre che segnano un’epoca influenzando il modo di vedere il gioco. Tra queste sicuramente c’è il Barcelona di Pep Guardiola, papà del Tiki-Taka. In realtà, prima del 1992, qualche fautore c’era già: è il caso dell’Olanda al mondiale del 1974. Tra i protagonisti, il portiere Jan Jongbloed, convocato e schierato da Rinus Michels nonostante avesse giocato pochi minuti in Nazionale nel 1962, addirittura 12 anni prima, sostituendo Lagarde nel finale di un incontro perso 4-1 con la Danimarca e disputando solo un’amichevole premondiale contro l’Argentina (4-1). Difensore aggiunto, costruiva l’azione incarnando lo stereotipo del calcio totale, caratteristica assolutamente inconsueta per quegli anni. Ostile rapporto con i guanti che non indossava quasi mai, più capace con i piedi che con le mani. Quello che in molti non sanno è che fino al 1974 l’olandese giocava da semiprofessionista in Eredivise e gestiva al contempo una tabaccheria che iniziò a trascurare poco dopo la fine del Mondiale per allenarsi di più.

Pollersbeck, il portiere dell’Amburgo

Con l’intento di perseguire strade innovative e attirare l’attenzione dei media, recentemente, il tecnico Christian Titz, subentrato a marzo all’Amburgo (2 Bundesliga), ha escogitato un piano dando il ruolo di protagonista al portiere Julian Pollersbeck. Il numero uno tedesco è stato utilizzato come giocatore di movimento e posizionato tra i due centrali aperti sistematicamente a palleggiare a metà campo. La sua iniziativa ha anticipato le parole del mister Gian Piero Gasperini che ha parlato di una futura interpretazione dell’estremo difensore

La prossima innovazione tattica? Il portiere che sale tra i due centrali per costruire gioco. Vedrete, in futuro i portieri verranno scelti più per i piedi che per le mani

Nonostante gli scarsi risultati e l’esonero** del tedesco, sui social i video di Pollersbeck, impreziositi dalle parole del mister italiano, hanno spopolato tanto da promuovere l’iniziativa come un ulteriore progresso per il ruolo del portiere. A dire il vero, l’innovazione riguarda un processo che garantisce risultati o benefici maggiori, altrimenti si parla di regresso e, fondamentalmente,  l’evoluzione del portiere ha avuto origine dall’introduzione della regola nel 1992, senza la quale probabilmente i termini come guardiolismo e costruzione dal basso non avrebbero avuto ragione di esistere. Difficilmente una nuova rivoluzione avverrà se prima la FIFA non cambierà le regole del gioco. Tuttavia, con lo scopo di vederci chiaro ci siamo chiesti

veramente il portiere è più bravo del difensore nell’interpretare il ruolo di giocatore di movimento?

ci sono vantaggi nel posizionare il portiere tra i due centrali aperti sistematicamente a palleggiare a metà campo o al contrario è solo un fattore estetico?

quali sono gli svantaggi nello schierarsi lontano dalla porta?

quali abilità deve possedere il portiere moderno per la costruzione dal basso?

Per conoscere le risposte non ti resta che guardare il video in calce

*L’evoluzione tecnico-tattica del portiere da USA 1994 a Brasile 2014 – nuovi modelli di comportamento in gara. Claudio Filippi, Luca Squinzani

**dopo sole 10 giornate (5 vittorie, 2 sconfitte, 3 pareggi).

Pollersbeck, oltre il ruolo del portiere

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