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I bambini non sanno più correre. L’allarme di Tonino Andreozzi

Le dichiarazioni di Tonino Andreozzi, vice direttore tecnico della nazionale under 18, 20 e 23 della Fidal, dopo l’impresa della nazionale azzurra.

Il 25 Giugno 2023 è una data storica: l’Italia di atletica leggera vince gli europei a squadre. E’ la prima volta in 60 anni! La nazionale italiana ha vinto con 426,5 punti precedendo i padroni di casa e i campioni uscenti (la Polonia con 402,5 punti). Un risultato straordinario per i nostri connazionali che, ricordiamo hanno raggiunto il vertice europeo dopo tanti anni passati al confine tra la Serie A e la Serie B dell’atletica leggera.

A margine di questa manifestazione, Tonino Andreozzi si è lamentato del fatto che i bambini non sanno più correre:

I ragazzi che fanno agonistica, diminuiti negli anni, sono in realtà migliorati nelle prestazioni. Ma rappresentano una nicchia. Tutti gli altri per lo più sono poco coordinati nella corsa, ma anche quando camminano sono meno scattanti, hanno meno flessibilità, meno destrezza, meno sincronismo dei movimenti. Alcuni camminano senza muovere le braccia. Sembrano robot. Lo sviluppo delle capacità motorie di base, che aiuta a diventare un discreto atleta, si è ridotto. – Tonino Andreozzi

In realtà è una condizione che era già stata registrata nel 2017, attraverso uno studio dell’Istituto regionale ricerca educativa del Lazio e pubblicata sulle pagine de il corriere della sera mediante l’inchiesta sulla forma fisica degli studenti italiani (che peggiora di anno in anno). Nella ricerca veniva stimato che continuando così, nel 2020 bambini e adolescenti italiani avrebbero raggiunto il grado zero delle capacità motorie.

Un fenomeno inarrestabile che ilnumero1.it ha raccontato più volte nei seminari nel corso degli anni. Alle cause evidenziate dall’inchiesta (la scomparsa del gioco di strada per via dell’urbanizzazione, strutture scolastiche fatiscenti), si è aggiunta il crescente problema dello stato socio-economico delle famiglie, che sta contribuendo in maniera significativa alla condizione di deprivazione giovanile. Ciò concorre al trend della scarsa natalità, restituendo al nostro paese sempre meno bambini presenti nel mondo dello sport (l’Italia è la nazione con più anziani in Europa). Quelli che rimangono disponibili invece, fanno parte di quella fetta di popolazione con un reddito medio con il quale le famiglie riescono a sostenere le spese per le accademie. Circostanze dunque, che stanno rendendo lo sport una pratica per pochi. Un altro potenziale fattore dell’analfabetismo motorio potrebbe essere l’attività svolta nelle nelle scuole dello sport (calcio, basket, volley, ecc..), che in realtà tendono a specializzare i bambini alla disciplina praticata, omettendo troppo spesso i mezzi e i metodi che sono necessari per lo sviluppo della motricità umana.

E’ una fotografia che dimostrerebbe che certe vittorie sono frutto di tanto lavoro degli addetti e dalla loro bravura nello sfruttare le condizioni favorevoli del momento. Purtroppo senza la cooperazione di tutte le istituzioni, difficilmente si potrà tornare ad avere quella continuità che ci ha portato a primeggiare ad alto livello nello sport.

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