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Ivano Bordon: Con Bearzot ho avuto un buon rapporto (2/2)

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D. C’è stato (in entrambi i mondiali vinti) un momento dove ha capito che potevate arrivare fino in fondo?

R. In entrambi i Mondiali vinti ci sono stati dei momenti nei quali abbiamo avuto la consapevolezza di poterli vincere. In quello dell’82 , quando passato lo scoglio dell’Argentina e Brasile, avevamo la consapevolezza di poter arrivare a giocarci la finale con grande ottimismo e secondo me potevamo incontrare qualsiasi squadra e avremmo superato chiunque .Nel 2006 passato il turno iniziale e vedendo che vincendo i successivi turni, avevamo davanti a noi un corridoio che ci portava Australia e Ucrania, dovevamo solo scontrarci con i tedeschi per poter arrivare alla finale.Alla fine dopo la svolta con l’Australia in noi subentro’ una grande sicurezza e forza che a dire la verita’ c’è sempre stata sin dall’inizio, ma che prendeva sempre piu’ consistenza con i risultati.

D. Può raccontarci qualche fatto curioso, sempre se c’è stato, tra lei e Dino Zoff?

R. Con Dino Zoff , ho sempre avuto un buon rapporto, di rispetto del proprio ruolo e della propria professionalita’.

D. E con Bearzot?

R. Con Bearzot ho avuto un buon rapporto sin dal lontano 69 quando lo conobbi in una tournee fatta con l’under 21 in Inghilterra , con allenatore Vicini. Mi ha fatto esordire nel 1978 prima dei Mondiali in Argentina , portato in quei Mondiali nei successivi Europei 80 fino al mondiale 82 poi fino all’85 quando giocavo nella Samp. Poi alla vigilia dei Mondiali del Messico 86 senza parlarmi ed avere un colloquio tra persone che si conoscevano da anni e con un buon rapporto,mi estromise dalla nazionale e dai mondiali. Ci fu un periodo che io dissi qualcosa attraverso i giornali riguardo alla mia esclusione, poi dopo qualche anno ci trovammo ad una partita d’addio al calcio di Cabrini e lui , un uomo di 70 anni , mi avvicino e mi disse: “scusami Ivano per come mi sono comportato con te, sei ancora arrabbiato?”. Questa persona , purtroppo è mancata poco tempo fa, è stata importante per me e la ricordo con tanto affetto.

D. Che differenza c’è tran un tecnico federale campione del mondo nel 1982 e uno campione del mondo nel 2006?

R. Nessuna differenza tra il tecnico federale campione del mondo 1982e il campione del mondo 2006. Inoltre sono  orgoglioso di aver vinto in entrambi i periodi e di aver rappresentato l’Italia nel Mondo e di aver riempito il mio bagaglio di esperienza umana e calcistica dell’evolversi del mondo e del calcio.

D. Veniamo al mondiale africano, praticamente tutti i mass media hanno criticato la nazionale, cosa non ha veramente funzionato?

R. Nel Mondiale 2010 , sicuramente abbiamo fatto una figura non degna dell’Italia, devo dire che il nostro campionato è sicuramente piu’ duro sotto il punto di vista psico fisico e che arriviamo alla fine sempre un po’ svuotati e se purtroppo qualche giocatore ha avuto problemi e tu speri di recuperarlo e questo non avviene rischi poi con una serie di infortuni non di poco conto. Questo ti condanna a rischiare piu’ del dovuto in queste competizioni.

D. Cosa ne pensa della situazione di Federico Marchetti, da titolare della nazionale italiana durante il mondiale a fuori rosa nella squadra di club e completamente dimenticato.

R. Per quanto riguarda Federico Marchetti, mi è dispiaciuto molto che abbia avuto problemi con la sua societa’ perche’ è un ottimo portiere che sicuramente quest’anno dimostrera’ la sua forza.

D. Qual’è il portiere dei suoi sogni e cosa deve avere. Esiste o esisterà?

R. Il portiere per me deve avere una buona tecnica , prestanza fisica, reattivita’, personalita’ e saper gestire i momenti negativi senza farlo pesare alla squadra.

D. Cosa ne pensa delle dichiarazioni di Marco Storari: “A me sembra impossibile star fuori dalla Nazionale. La storia dice che se i portieri di Juve, Milan o Inter non sono stranieri e giocano bene finiscono in azzurro perché hanno esperienza e conoscono il peso di certe maglie.I 33 anni non possono essere un problema, quello del portiere è un ruolo particolare. Viviano, Mirante e Sirigu tra qualche anno saranno tra i più bravi del mondo, ma adesso hanno poca esperienza”.

R. Per quanto riguarda le dichiarazioni di Storari, penso che volesse evidenziare il suo buon momento, sicuramente l’allenatore della nazionale ha fatto le sue scelte co Buffon e i giovani Viviano Sirigu e Mirante, ma penso che se il suo rendimento sara’ buono e nella competizione ci sara’ bisogno di esperienza penso che quello che ha detto Storari sara’ tenuto in considerazione.

D. Com’è cambiato l’allenamento dei portieri da quando lei era calciatore ad oggi che allena?

R. L’allenamento dei portieri è cambiato molto, si cura di piu’ il lavoro specifico, hai il tuo allenatore, ci si puo’ applicare meticolosamente, hai un preparatore atletico che puo’ personalizzare il lavoro, prima tutto questo non l’avevi e lavoravi con la squadra e poi ti staccavi e proseguivi un lavoro di porta .

D. La nuova generazione di allenatori dei portieri sta utilizzando delle attrezzature di supporto all’allenamento come il lanciapalloni o sagome gonfiabili etc.. cosa pensa a riguardo?

R. Penso che tutte le novita’ usate adesso per l’allenamento debbano essere prese in considerazione per poi eliminare quelle che veramente sono ininfluenti, ma eliminare prima di provarle penso sia un errore.

D. Ormai tutti gli allenatori dei portieri studiano i rigoristi. E’ sua abitudine e pensa che sia utile o è meglio lasciare che il portiere segua il suo istinto?

R. Penso che con tutte le trasmissioni televisive ,con gli aiuti video che si possono avere, i portieri sicuramente debbano aver un archivio video e conoscere i rigoristi i tiratori, pero’ io lascio sempre che il portiere metta anche il suo istinto a supporto di tutto quello che ha in piu’.

D. In tutti i settori giovanili professionistici e nelle prime squadre professionistiche sono presenti gli allenatori dei portieri. Cosa gli suggerirebbe per migliorare i loro portieri e far si che la scuola italiana ritorni al più alti livelli rispetto agli stranieri?

R. Per quanto riguarda al settore giovanile io suggerirei di insegnare sempre la tecnica che secondo me è basilare, poi fare la tecnica in velocita di esecuzione dell’esercizio quando si nota che l’allievo ha appreso, senza dimenticare un lavoro fisico di potenziamente a seconda dell’eta’.

D. Qual’è la sua opinione sull’avvento dei portieri brasiliani in Europa?

R. I portieri Brasiliani in Europa sono tanti, sono arrivati secondo me non tutti all’altezza, ma hanno avuto la possibilita’ specialmente in Italia di lavorare con preparatori bravi e vivere in un campionato che ti fa crescere non solo sotto il punto di vista tecnico , ma mentale e saper gestire i diversi momenti dell’annata.

Spero di essere stato esaudiente alle vostre domande .Vi saluto cordialmente

IVANO BORDON

Leggi la prima parte dell’intervista.

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