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Ivano Bordon: Buffon ha ragione sui portieri italiani (1/2)

Ivano Bordon (Marghera, 13 aprile 1951) è un allenatore dei portieri ed ex calciatore italiano che ricopriva il ruolo di portiere. Attualmente riveste la carica di allenatore dei portieri nella nazionale italiana. In Italia è l’unico ad aver vinto la coppa del mondo da calciatore (Spagna ’82) e da tecnico (Germania 2006).

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La FIFA discute la ‘Paradinha’

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Questo fine settimana a Zurigo, la FIFA discuterà la controversa magia brasiliana: la paradinha. La tattica, che in portoghese significa “piccolo stop”, è stata prima resa popolare da Pelé nel 1970, ma è stata recentemente adottata, da molti giocatori brasiliani e da un crescente numero di stelle di altri paesi, come il portoghese Cristiano Ronaldo. Il paradinha è eseguita su un calcio di rigore per il tiratore, che si ferma improvvisamente prima di colpire la palla. È progettato per mandare fuori tempo il portiere. Quando viene eseguito correttamente, la mossa può avere risultati sbalorditivi. Continua a leggere La FIFA discute la ‘Paradinha’

Autore: Claudio Filippi

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Titoli Accademici e Qualifiche Tecniche
• Diplomato presso l’I.S.E.F. Statale di Roma nel 1989.
• Istruttore di calcio, conseguito nel 1992.
• Preparatore Atletico Professionista, conseguito nel 1994 durante il 4° corso centrale a Coverciano.
• Allenatore di Base U.E.F.A., conseguito nel 1997.

Attività Universitaria
• Assistente volontario presso il Laboratorio di Biomeccanica, diretto dal Prof. Manoni A., dell’I.S.E.F. Statale di Roma dal 1993 al 1998.
• Correlatore di numerose Tesi di Diploma, presso l’I.S.E.F. Statale di Roma, con argomenti riguardanti il portiere di calcio.
• Docente al Corso di Laurea Specialistica in Scienza e Tecnica dello Sport, presso lo IUSM di Roma nel 2007, nel 2008 e nel 2009.

Pubblicazioni, Relazioni e Collaborazioni
• Autore di numerosi articoli, in riviste specializzate di calcio, relativi alla formazione del portiere di calcio.
• Autore del Libro: Manoni A. Filippi C. “Prestazioni tecnico-tattiche dei più grandi portieri del mondo – Scout della partita”. Ed. S.S.S. Roma 1995
• Autore della Videocassetta: Filippi C. Di Iorio L.. “Allenare il portiere – Nuova Metodologia” edita da Il Nuovo Calcio nel 1995
• Autore del DVD: Filippi C. “L’Attacco alla palla” edito da Calzetti & Mariucci nel 2006
• Collaboratore della Rivista “Il Nuovo Calcio” per l’anno 2006, 2007, 2008.
• Relatore in Italia e all’estero in numerosi seminari, convegni e master di aggiornamento, con argomenti relativi alla formazione del portiere di calcio.
• Responsabile dello stage, finalizzato alla valutazione fisica e tecnica, dei portieri della Nazionale U.15 (classe 1983) e U.18 (classe 1980) tenutosi a Roma nel marzo 1999.
• Responsabile dello stage, finalizzato alla valutazione fisica e tecnica, dei portieri della Nazionale U.15 (classe 1984) e U.18 (classe 1981-82) tenutosi a Coverciano nel marzo 2000.


Facente funzione di Allenatore dei Portieri Settore Giovanile

• stagione sportiva 1994-1995 S.S. GTM Roma
• stagione sportiva 1995-1996 S.S. GTM Roma
• stagione sportiva 1996-1997 S.S. GTM Roma
• stagione sportiva 2005-2006 A.S. Roma

Facente funzione di Allenatore dei Portieri 1^ Squadra

  • stagione sportiva 1992-1993 A.S. Ladispoli s.r.l. (C.N.D.)
  • stagione sportiva 1993-1994 A.S. Ladispoli s.r.l. (C.N.D.)
  • stagione sportiva 1994-1995 A.S. Ladispoli s.r.l. (C.N.D.)
  • stagione sportiva 1995-1996 U.S. Latina (C.N.D.)
  • stagione sportiva 1996-1997 A.S. Ceccano (C.N.D.)
  • stagione sportiva 1997-1998 A.S. Fidelis Andria (Serie B)
  • stagione sportiva 1998-1999 A.S. Fidelis Andria (Serie B)
  • stagione sportiva 1999-2000 A.S. Fidelis Andria (Serie C1)
  • stagione sportiva 2000-2001 A.C. Chievo Verona (Serie B)
  • stagione sportiva 2001-2002 A.C. Chievo Verona (Serie A)
  • stagione sportiva 2002-2003 A.C. Chievo Verona (Serie A-Coppa Uefa)
  • stagione sportiva 2003-2004 A.C. Chievo Verona (Serie A)
  • stagione sportiva 2004-2005 A.S. Roma (Serie A-Champions League)
  • stagione sportiva 2006-2007 A.C. Siena (Serie A)
  • stagione sportiva 2007-2008 A.C. Parma (Serie A)
  • stagione sportiva 2008-2009 A.C. Chievo Verona (Serie A)
  • stagione sportiva 2009-2010 A.C. Chievo Verona (Serie A)
  • stagione sportiva 2010-2011 Juventus FC (Serie A-Europa League)
  • stagione sportiva 2011-2012 Juventus FC (Serie A)
  • stagione sportiva 2012-2013 Juventus FC (Serie A-Champions League)
  • stagione sportiva 2013-2014 Juventus FC (Serie A-Champions League)
  • stagione sportiva 2014-2015 Juventus FC (Serie A-Champions League)

Autore: Marco Garofalo

Marco Garofalo, Lazio

Titoli Accademici e Qualifiche Tecniche

  • Laureato presso l’Università del Foro Italico sport e movimento – IUSM – nel 2009.
  • Laureato magistrale (specilistica) Scienza e Tecnica dello Sport presso l’Università del Foro Italico sport e movimento – IUSM – nel 2012.
  • Istruttore di scuola calcio, conseguito nel 2007.
  • Allenatore di Base U.E.F.A., conseguito nel 2008.
  • Allenatore dei portieri settore giovanile e dilettanti
  • Allenatore dei portieri professionista a Coverciano
  • Corso di Performance Analysis con i software per scoutman Sportscode e Dartfish nel 2011

Attività Universitaria

  • Autore della tesi di laurea: ” Il portiere nella scuola calcio (e il suo allenatore)”
  • Autore della tesi di laurea: ” Analisi della prestazione tecnico/motoria del portiere di calcio dilettante”
  • Partecipante al corso presso il CONI: “la preparazione al successo nel calcio”, relatori Jens Bangsbo, Luca Marchegiani, Roberto Mancini, Julio Velasco.
  • Partecipante volontario al corso Calcio e Scienza, di Laurea magistrale (specilistica) Scienza e Tecnica dello Sport presso l’Università del Foro Italico sport e movimento IUSM
  • Dal 2008 inizia volontariamente, una serie d’incontri con allenatori di calcio, allenatori dei portieri.
  • Nel 2009 Partecipante all’ “International Goalkeeper Congress” a Monaco di Baviera, organizzato da Andy Kopke e da delegati UEFA, partecipa come ospite.
  • Nel 2010 visita (e assiste agli allenamenti) dei centri sportivi del Real Madrid, Atletico Madrid e Getafe.
  • Nel 2011 visita (e assiste agli allenamenti) dei centri sportivi di Manchester United e Manchester City

Facente funzione di Allenatore dei Portieri Settore Giovanile

  • stagione sportiva 2002-2003 S.S. Villa Flamia
  • stagione sportiva 2003-2004 S.S. Tor Tre Teste
  • stagione sportiva 2004-2005 A.S.D. Nuova Lodigiani
  • stagione sportiva 2004-2005 A.S.D. Cor 2005
  • stagione sportiva 2005-2006 A.S.D. Nuova Lodigiani
  • stagione sportiva 2005-2006 A.S.D. Cor 2005
  • stagione sportiva 2007-2008 A.S.D. Nuova Lodigiani
  • stagione sportiva 2007-2008 A.S.D. Cor 2005
  • stagione sportiva 2008-2009 A.S.D. Nuova Lodigiani
  • stagione sportiva 2008-2009 A.S.D. Cor 2005
  • stagione sportiva 2009(Dicembre) A.S.D. Nuova Lodigiani
  • stagione sportiva 2009-2010 A.S.D. Cor 2005

Facente funzione di Allenatore dei Portieri 1^ Squadra

  • stagione sportiva 2010-2011 U.S. Zagarolo (L.N.D, Serie D)
  • stagione sportiva 2011 Cynthia (L.N.D, Serie D)
  • stagione sportiva 2012 Albalonga (L.N.D)

Facente funzione di Allenatore dei Portieri Settore Giovanile

  • stagione sportiva 2012-2013 SS Lazio

Facente funzione di Allenatore dei Portieri 1^ Squadra

  • stagione sportiva 2013-2014 Flaminia Civita Castellana (L.N.D, Serie D)

Facente funzione di Allenatore dei Portieri Settore Giovanile

  • stagione sportiva 2014- in corso SS Lazio 


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Jean-Marie Pfaff

Un esempio di calcio di strada, di oratorio è Jean-Marie Pfaff. Uno che ha rischiato di smettere di giocare per la frattura di tutte e due le braccia, che lavorava a 14 franchi l’ora e poi si allenava, vivendo con una famiglia di venditori ambulanti. Nel marzo del 2004 è stato inserito dal grande attaccante brasiliano Pelè all’interno delFIFA 100, la speciale lista che include i più forti calciatori di tutti i tempi. Vi lascio ad un interessante articolo scritto da Alec Cordolcini, il quale fa una premessa sulla biografia del portiere belga uscita nel 2007 e non disponibile in Italia.

“La speranza è che venga tradotta almeno in inglese “Overleven” (“Sopravvivere”), la biografia di Jean-Marie Pfaff pubblicata alla fine dello scorso anno e disponibile per ora solamente in lingua fiamminga. Sarebbe un buon viatico per non dimenticare uno dei più grandi portieri della storia del calcio, in patria paradossalmente più famoso oggi grazie al suo reality-soap De Pfaffs di quando, negli anni Ottanta, portava il Belgio alla finale di un campionato Europeo e al quarto posto di un Mondiale (i migliori risultati raccolti dai Diavoli Rossi nella propria storia), vinceva titoli in serie con il Bayern Monaco e veniva eletto, nel 1987, miglior numero uno al mondo. Molti ne ricordano gli atteggiamenti eccentrici, la fuga dal ritiro della nazionale vestito da infermiere, la mela lanciata dagli spalti e da lui raccolta e mangiata appoggiandosi al palo della porta, la divisa rosso fuoco in onore della sua attrice preferita, Kelly Le Brock alias “La Signora in Rosso” (film dell’84 con Gene Wilder), lo spirito guascone durante le interviste; questo è il Personaggio Pfaff, l’immagine pubblica da dare in pasto alla stampa più superficiale, la maschera sotto la quale ama nascondersi l’Uomo Pfaff, professionista esemplare che ha sempre saputo reagire con un sorriso anche quando la vita lo ha colpito duro. Un po’ come i pagliacci cantati da Capossela, “ridere per compiacere, la sala piena da mantenere, che bello udire l’applauso ilare, gonfiar la sala, scacciare il male”.

“From zero to hero”, dice in apertura Jean-Marie per spiegare la strada che da una roulotte parcheggiata nell’Astridplein, la piazza al centro di Anversa, lo ha portato fino a una mega-villa a Brasschaat dopo essere stato inserito nell’elenco dei cento più grandi personaggi belgi di sempre. Lui, figlio di una coppia di venditori ambulanti di stoffe e tappeti che scelsero il suo nome unendo quelli dei gestori (Jean De Lathouwer e la moglie Marie Veireman) di un’osteria della quale il padre era cliente abituale; lui, cresciuto con cinque fratelli e sei sorelle in una famiglia precocemente segnata dalla scomparsa del padre (Jean-Marie aveva 12 anni); lui, soprannominato “fatty” dagli amici per via del fisico non propriamente snello, e per questo motivo obbligato a mettersi in porta ogni volta che si giocava sulle strade di Lebbeke, la città della Fiandre in cui è nato. Anni dopo i pali da difendere sarebbero stati quelli del Beveren, prima nelle giovanili alternando al calcio un lavoro in un’azienda tessile a 14 franchi all’ora, quindi professionista in prima squadra per quasi un decennio prima di approdare ai fasti della nazionale e di Monaco di Baviera. Non senza l’invida di molti colleghi. “Qualcuno telefonò ai dirigenti del Bayern dicendo di stare attenti riguardo al sottoscritto; cresciuto in strada, pochi peli sulla lingua, carattere difficile. Uli Hoeness replicò che a loro serviva un bravo portiere, non un esperto di bon-ton, e a chi mi pronosticò una permanenza in terra tedesca non superiore a tre mesi risposi con sei stagioni da titolare”. In Germania Pfaff sfondò grazie al suo marchio di fabbrica, quello di pararigori, un’arte della quale sin dai tempi di Beveren è stato un interprete eccellente (tra le sue vittime anche Marco van Basten e Johan Cruyff ).
Alla nona giornata della sua prima Bundesliga ipnotizzò dal dischetto Manfred Kaltz dell’Amburgo; era il novantesimo minuto, i bavaresi con Breitner e Rummenigge avevano rimontato il doppio vantaggio dei campioni di Germania, Pfaff completò l’opera. La dirigenza, che fino a quel momento gli aveva impedito di rilasciare interviste per proteggerlo dopo un esordio da brividi bagnato da un goffo autogol che era costato al Bayern la sconfitta contro il Werder Brema (ma il diretto interessato ha sempre amato ricordare quello come un “episodio positivo, un’azione talmente buffa che fece il giro delle televisioni di tutto il mondo regalandomi il primo scorcio di fama”), rimosse il proprio veto. Davanti ai microfoni Pfaff snocciolò un improbabile ibrido tra fiammingo e tedesco che è rimasto negli annali della televisione sportiva germanica, un po’ come l’ormai mitica conferenza stampa del Trapattoni anti-Strunz. Nacque così il “Pfaff-Duits”, ovvero il tedesco riveduto e corretto da Jean-Marie Pfaff; nacque però soprattutto un personaggio capace di coniugare talento e simpatia come raramente si era visto, e si vede tuttora, nel mondo del calcio.

Capitolo Diavoli Rossi: dopo aver blindato la porta del Belgio agli Europei del 1980 consentendogli un insperato approdo in finale, poi persa 2-1 contro la Germania Ovest, il suo zenith Pfaff l’ha vissuto durante il Mondiale dell’86 in Messico, dove ancora una volta le sue prestazioni super (eroiche quelle negli ottavi di finale, 4-3 all’URSS, e nei quarti, Spagna sconfitta ai calci di rigore) sono valse al Belgio un altro grande piazzamento, il quarto posto, punto di arrivo di quella che attualmente rimane la miglior generazione calcistica espressa dai Diavoli Rossi nella loro storia. In panchina il santone Guy Thijs, in campo Jan Ceulemans, Georges Grün, Frank Vercauteren, Vincenzo Scifo, Eric Gerets, Stephane Demol e ovviamente Jean-Marie Pfaff, miglior portiere del Mondiale nell’86, del mondo l’anno successivo. “Fortunatamente la mia famiglia”, dichiarò poco dopo la premiazione, “non ha mai prestato molta attenzione al parere dei dottori. Quando ero piccolo una sbarra di acciaio mi spezzò entrambe le braccia, i medici dissero che avrei dovuto amputarle. Se gli avessero dato retta difficilmente avrei potuto essere qui oggi”. Ecco di nuovo la maschera da clown, per sdrammatizzare, per far divertire. La stampa messicana lo soprannominò El Simpatico. Ma dietro l’immagine buffonesca, come sottolinea Johan Cruijff nella prefazione del libro, “c’è sempre stato un campione vero, un atleta fisicamente, tecnicamente e tatticamente ai massimi livelli, un perfezionista dotato di spirito di sacrificio e culto del lavoro”.

La biografia si chiude nel 1991, l’anno del definitivo ritiro dalle scene dopo una strana esperienza in tono minore con il Trabzonspor (la sua ultima partita ufficiale sarà la finale di Coppa di Turchia, giocata con un ginocchio malridotto e persa 2-0 contro il Besiktas). Per il Pfaff ciclista, attore, uomo d’affari (sono in commercio a suo nome vini, champagne e una linea di prodotti per il bagno), organizzatore di eventi a scopo benefico, showman, allenatore (tre mesi sulla panchina dell’Ostenda nella stagione 98-99), testimonial pubblicitario e quant’altro bisognerà attendere un altro libro, già messo in cantiere dal diretto interessato. Magari scritto dai Caraibi, dove si è da poco recato per girare la nuova stagione del già citato reality campione di ascolti in Belgio De Pfaffs, ovvero la vita della numerosa famiglia Pfaff (moglie, tre figlie, i rispettivi mariti, sei nipoti) filmata non-stop 24 ore su 24. Perché secondo il diretto interessato “il calcio finisce, ma la vita continua”. Sempre con un sorriso.”

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Il calcio dei piccoli, il calcio dei grandi

Goalkeeper

Durante  l’International goalkeeper congress, sono emersi parecchi dubbi soprattutto sui giovani portieri. Ci sarebbe molto da dire sulla scuola calcio e sul ruolo del portiere nella scuola calcio, non basterebbe un articolo di giornale o l’articolo su un blog. Viviamo ancora oggi con una cultura troppo lontana da quello che dovrebbe essere effettivamente la scuola calcio, figuriamoci di cosa è il portiere nella scuola calcio. Durante il congresso si sono spese ottime parole sui bambini e sui giovani, il problema è che rimangono solo parole. Anche in Germania il problema è visibile ad occhi nudi, allenare un bambino tra i 6-12 anni con un pallone n.5 e sentirsi dire che “devono abituarsi fin da piccoli ad usare il pallone dei grandi” non ha nessun senso. Troppo spesso si fa confusione su cosa di deve allenare un piccolo portiere e su cosa deve fare un giovane e infine un adulto, sono tre step differenti, invece noi facciamo fatica a capire che una cosa è il calcio dei piccoli, un’altra è quella dei grandi. E’ un pò, come dire, esiste il calcio che esprime la Reggina, il Bologna e poi c’è quello che esprime il Manchester, il Chelsea o il Barcelona. Tutto si limita agli obiettivi che si devono perseguire, la salvezza o la champions? La tecnica o la resistenza, la forze, un addome scolpito?

La tecnica, tutti conoscono questa parola, ma in pochi conoscono il suo significato (alcuni la definiscono un arte), oggi la ricerca nello sviluppo della tecnica si è fermata anni fà, quando le nuove generazioni hanno smesso di scendere in cortile o negli oratori per giocare. E’ forse compito dell’allenatore dei portieri ricreare quelle situazioni, quei momenti, o fare gli addominali?

Buon commento a tutti!!